
L’endodonzia è la branca dell’odontoiatria che si occupa di rimuovere la polpa del dente.
La polpa non è altro che il vero cuore del dente stesso, ricca di vasi e nervi che rendono il dente vivo e sensibile. L’asportazione della polpa, più comunemente chiamata devitalizzazione, è resa necessaria quando il tessuto pulpare si infiamma o muore a causa di una carie o a causa di una frattura.
Il principale scopo della devitalizzazione è quindi quello di eliminare il dolore, che spesso si presenta come pulsante e di difficile localizzazione, e rimuovere i microbi che possono altresì portare ad ascessi.
Se aveste un arto insensibile al caldo e al freddo, ma comunque funzionante, vorreste farvelo amputare per poi sostituirlo con una protesi?
La maggior parte di voi credo preferirebbe tenersi il proprio arto piuttosto che averne uno artificiale.
È preferibile quindi, quando possibile, devitalizzare il dente, il quale comunque tornerà a svolgere la sua funzione. Se, adeguatamente prottetto, ad esempio con una corona, il dente potrà durare tanti anni e con costi decisamente inferiori rispetto all’estrazione e all’inserimento di un impianto.
Può insorgere una lievissima sintomatologia che dura massimo 72 ore. Il dolore è comunque sopportabile e domabile con qualsiasi analgesico.
Rare volte è presente gonfiore che può essere trattato con una breve cure antibiotica.
Il trattamento endodontico è ormai veloce grazie alle moderne tecniche e alle nuove attrezzature che consentono spesso di completarlo anche in una sola seduta.
Oggi, con la endodonzia odierna, è possibile eseguire devitalizzazioni con percentuali di successo superiori al 90%, tra le più alte che si possano offrire nel campo delle cure dentali.
Dott. Fabio Patuto